Andreas Kipar, il pollice verde di Milano

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Milano e’ un Moloc. 1,3 milioni di persone. Innumerevoli sportelli bancari, sale cinematografiche, discoteche, supermercati, tutti pressati gli uni sopra gli altri. La citta’ a piu’ alta densita’ in Europa. Tra 7000 e 8000 persone vivono compresse in un chilometro quadrato. A Monaco sono appena 4500. Qui viene battuto un ritmo incredibile. Si corre, si suona il clacson, si spinge. Senza pausa.

Oasi verdi per respirare profondamente? Da molto tempo merce rara. E’ un bene, dunque, che ci sia Andreas Kipar. L’architetto del paesaggio di Gelsenkirchen e’ il “pollice verde di Milano”. Da trenta anni vive in citta’ e durante tutto questo tempo ha creato molti parchi e piantato centinaia di alberi. Si puo’ dire che egli abbia cambiato significativamente il volto di Milano.

“Abbiamo reso la citta’ permeabile”, dice Kipar. Milano avrebbe tutto in sovrabbondanza: design, moda, produttivita’, denaro. “Cio’ che mancava era la qualita’ della vita nel verde. Adesso posso tranquillamente mangiare un gelato senza infilarmi tra le auto come un topo”.

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Size matters? Non necessariamente!

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L’analisi è da tempo risaputa: le aziende italiane sono troppo piccole. Troppo piccole per poter competere in un contesto internazionale. Troppo piccole per investire nella ricerca e nello sviluppo. Troppo piccole per assumere personale altamente qualificato. Tutto ciò è ancora attuale?

“No!” risponde Stefano Micelli, Professore di International Management all’Università Cà Foscari, durante una tavola rotonda alla quale ho partecipato anch’io in occasione del Salone della Cultura e della Tecnologia, “Cult Venezie 2014”, che si è tenuto a Venezia da venerdì a domenica.

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Rosso è il treno, rossi sono i numeri

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È uno degli esempi paradigmatici di privatizzazione riuscita in Italia: il treno ad alta velocità Italo. La compagnia ferroviaria privata Nuovo Trasporto Viaggiatori (NTV), dietro alla quale stanno illustri personaggi come l’ex presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo e il presidente di Tod’s Diego Della Valle, fa concorrenza da più di due anni alle Ferrovie dello Stato italiano sulla lunga percorrenza. Chi deve viaggiare da Milano a Roma oggi può scegliere tra Italo e Frecciarossa. In poco meno di tre ore è arrivato.

Italo, tuttavia, sta combattendo per il suo futuro. Considerate le perdite di oltre 150 milioni di Euro negli ultimi due anni e la montagna di debiti per oltre 780 milioni di Euro, il futuro del treno rosso è a rischio. E’ praticamente certo che i nuovi azionisti debbano investire nuovo capitale. Con le banche già viene negoziata una dilazione dei debiti. Una parte dei 1000 lavoratori sara’ probabilmente licenziata.

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A pranzo con Berlusconi

 

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Ci sono voluti mesi. Un incontro personale con la portavoce, e-mail regolari. E poi il risultato: l’appuntamento per un’intervista con Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli a Roma durante un buon pranzo.

Al suo interno Palazzo Grazioli ha un’atmosfera crepuscolare. Anche se è maggio c’è ancora l’albero di Natale in salotto. Nessun ramo di abete, soltanto addobbi in vetro. Sul caminetto sono sistemate le foto della famiglia e dei precedenti rappresentanti dei Paesi del G8. Poi appare finalmente il padrone di casa: Silvio Berlusconi, miliardario dei media, più volte capo del governo, caduto nell’autunno del 2011.

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Corriere, Repubblica… e Fanpage!

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Il giornale è morto? Viva il giornale! A Napoli e’ stato lanciato un giornale online che puo’ competere in Internet con i grandi nomi come il “Corriere della Sera” e la “Repubblica”. Il suo nome: “Fanpage.it”. Il suo segreto: Facebook.

L’uomo forte dietro “Fanpage.it” è Gianluca Cozzolino, 41 anni. Non è un giornalista, ma un ex webdesigner. Cozzolino ha intuito presto il potere dei social network. Ha coinvolto i suoi lettori su Facebook e questo, oggi, e’ un vantaggio decisivo. Il sito informa su politica, economia, musica, teatro e gossip locale. I lettori danno consigli e inviano foto e video. «Siamo indipendenti, social e partecipativi», dice Cozzolino.

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Gli artigiani digitali

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L’economia italiana, come quella tedesca, è caratterizzata dall’artigianato e dalle medie imprese. Ma la domanda chiave è: come possono le aziende partecipare alla rivoluzione digitale? Alla fine spesso mancano i soldi e le competenze necessarie.

Una risposta: le imprese non fanno tutto da sole, bensì lavorano insieme. In Italia è stato fondato un movimento dell’”artigiano digitale”. In riferimento al “Made in Italy”, si chiama “Make in Italy”. Ovunque nel Paese spuntano i “Fablabs”. I Fablabs, parola che sta per “laboratorio di fabbricazione”, consistono in officine ad alta tecnologia che sono aperti a tutti. In questi spazi, privati, aziende o persino scuole possono maneggiare stampanti 3D, laser – cutter e macchine a controllo numerico.

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